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Giornata nazionale della Psicologia il 22 ottobre 2018


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Cognitivismo

  Il cognitivismo concepisce la mente come un elaboratore di informazione con organizzazione di tipo sequenziale e con una capacità limitata di elaborazione. E’ una corrente di studio che concepisce la mente come un elaboratore di informazioni. Una delle date più rappresentative per la  nascita del cognitivismo  è il 1956, quando in Massachusetts si tiene un simposio sulla teoria dell’informazione dove vengono illustrate le teorie di Miller, Simon e Chomsky, rispettivamente riguardanti la  memoria  a breve termine, il  problem solving  e il  linguaggio . La psicologia cognitiva si interessa ai vari processi cognitivi e infatti, oltre a quelli appena citati, altri campi di indagine sono: l’attenzione, il pensiero e la creatività. Processi che, secondo un’ottica comportamentista all’epoca in crisi, erano frutto di apprendimento, ma ai quali adesso viene riconosciuta un’autonomia strutturale e un’interdipendenza reciproca. La mente è concepita dai cognitivisti come un elaboratore di

La Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

  La psicoterapia cognitivo comportamentale è un trattamento indicato per affrontare i disturbi psicopatologici, come l'ansia, gli attacchi di panico e le fobie. Questa tipologia d'intervento si basa sul presupposto che esiste una stretta relazione tra pensieri, emozioni e comportamenti. Per la psicoterapia cognitivo comportamentale, infatti, i problemi emotivi sono influenzati dalle azioni e dalle esperienze del vissuto. Il piano di trattamento è avviato da uno psicoterapeuta e si pone l'obiettivo di fornire al paziente gli strumenti per sapere gestire l'ansia e modificare le convinzioni negative e le percezioni errate della mente. Ciò che caratterizza e distingue quest'approccio è, infatti, la spiegazione della patologia attraverso l'analisi delle strutture e delle costruzioni cognitive dell'individuo che contribuiscono a mantenerne la sintomatologia ansiosa.   Cos’è Che cos'è la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale? La psicoterapia cogniti

Psicoterapia, emozioni negative e cambiamenti cerebrali

  La psicoterapia può indurre neuroplasticità, promuovendo cambiamenti strutturali, funzionali e neurochimici Emotività negativa e cambiamenti cerebrali Nel momento in cui ci ritroviamo inghiottiti da pensieri negativi accompagnati da intense emozioni negative è molto probabile che vi sia un’iper-attivazione delle aree cerebrali che fanno parte del cosiddetto sistema limbico, tra cui l’amigdala, la famosa regione del nostro cervello a forma di mandorla che è coinvolta nella regolazione delle emozioni. Alcuni studi evidenziano che gli psicofarmaci, come ad esempio gli antidepressivi utili nell’affrontare i sintomi ansioso-depressivi, sono anche in grado di modificare i correlati neurali nelle risposte allo stress che accompagnano spesso depressione e ansia. Ad esempio, l’escitalopram, un farmaco SSRI sarebbe in grado di modulare l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi surrene (HPA axis), di inibire la secrezione dell’ormone di rilascio della corticotropina a livello del nucleo c