IL ROLE MODELING NEI
DISTURBI ALIMENTARI:
L’ESEMPIO DELLA MADRE E'
FONDAMENTALE PER PROTEGGERE I FIGLI DALL'OBESITA'
Uno studio della Harvard
T.H. Chan School of Public Health su oltre 24 mila ragazzi e quasi 17 mila
donne rivela che un baluardo fondamentale contro l’obesità infantile e
dell’adolescenza è l’esempio della madre. Il role model insomma è molto più
efficace delle ‘prediche’nello scongiurare l’obesità nei ragazzi. Un
insegnamento per genitori e per gli operatori sanitari, che dovrebbero sempre
coinvolge le madri nelle strategie di prevenzione e trattamento dei figli.
La ricetta del vivere in
salute è la stessa di sempre: mangiare bere, fare tanta attività fisica, non
fumare, consumare alcol in maniera moderata, mantenere il peso forma. La novità
è che queste cinque buone abitudini riducono di oltre il 75% il rischio di
obesità nei figli se sono le madri stesse a perseguirle con attenzione e
costanza. A rivelarlo è uno studio condotto dalla Harvard T.H. Chan School of
Public Health, pubblicato su BMJ, che di fatto ribadisce l’importanza del ‘role
modeling’ del dare il buon esempio, senza limitarsi a predicarlo soltanto. La
ricerca dimostra infatti che quando sia la madre che il figlio si attengono a
queste cinque regole d’oro, il rischio di obesità si riduce dell’82% rispetto
alle coppie madre-figlio che non le seguono. Un ragazzo dai 6 ai 19 anni su 5
negli USA è affetto da obesità, condizione che aumenta il rischio di diabete di
tipo 2, cardiopatia ischemica ed altre condizioni metaboliche. E’ noto che la
genetica ha il suo peso nel determinismo dell’obesità ma l’esplosione
epidemiologica di questa condizione, registrata negli ultimi anni, è più
verosimilmente legata ad alterazioni dello stile di vita e della dieta.
L’influenza dell’ambiente insomma è molto più importante della genetica.
I ricercatori di Harvard
sono andati a studiare l’associazione tra lo stile di vita della madre e il
rischio di obesità tra bambini e adolescenti di età compresa tra i 9 e i 18
anni; il campione preso in esame è quello dei 24.289 ragazzi arruolati nel
Growing Up Today Study, tutti nati da 16.945 donne che avevano partecipato al
Nurses’ Health Study II. La ricerca ha evidenziato che 1.282 di questi ragazzi
(il 5,3% del campione) aveva sviluppato una condizione di obesità nell’arco di
un periodo di follow-up di 5 anni e che obesità materna, abitudine tabagica
della madre e scarsa attività fisica risultavano tutti fortemente associati
alla comparsa di obesità nei figli. Il rischio più basso di obesità nei figli al
contrario è stato osservato quando sia le madri che i figli seguivano le regole
del vivere sano.
In particolare, i figli di donne che mantenevano il peso forma
(BMI 18,5-24,9) avevano un rischio di sviluppare obesità del 56% inferiore
rispetto ai figli di madri non ‘in forma’; mentre i figli di madri non
fumatrici, avevano un rischio di obesità del 31% inferiore, rispetto ai figli
di madri fumatrici.
Il rischio-obesità è apparso più contenuto anche nei figli,
le cui madri consumavano bevande alcoliche con moderazione, rispetto ai figli
di donne completamente astemie. Non vi sono invece dati relativi alla prole
delle forti bevitrici in quanto nel Nurses’ Health Study II questa categoria
non era presente.
La vera sorpresa dello studio viene invece dal fatto che le
abitudini alimentari della madri non influenzavano in maniera particolare il
rischio obesità nei figli; forse perché la dieta dei ragazzi è influenzata da
mille altre variabili, dalla mensa scolastica, alle opzioni di ristoro nel
quartiere, alle uscite con gli amici. Il vero take home message di questo
studio resta comunque quello del ruolo fondamentale dell’esempio dato dalle
madri nell’abbracciare o meno uno stile di vita sano. A contare sono i fatti,
molto più delle parole insomma.
E la lezione per gli operatori sanitari è che
l’obesità dei ragazzi si combatte solo attraverso interventi che coinvolgano
tutta la famiglia e strategie di prevenzione mirate ai genitori.
link alla ricerca https://www.bmj.com/content/362/bmj.k2486
UN
COMMENTO ALL'ARTICOLO:
Abbiamo scelto di presentare
questo articolo per due importanti motivi:
1.
la grande estensione della ricerca. Parliamo di 24.000 ragazzi e 17.000 madri:
un numero enorme, che richiede grandi investimenti su una casistica necessariamente
estesa e differenziata. Per questo le conclusioni che vengono individuate hanno
una grande valore di attendibilità e validità. La ricerca ribadisce – verrebbe
da dire, quasi, una volta per tutte – che il role modeling ovvero quel processo
di apprendimento che un figlio sviluppa attraverso l'osservazione e l'imitazione
del comportamento materno agisce in maniera decisiva rispetto ai disturbi
alimentari, in particolare l'obesità.
2.
La ricerca ci obbliga a riflettere con forza sulle strategie di cura e di
prevenzione dei disturbi alimentari, sulla loro efficacia e appropriatezza. Se
il modellamento materno (e, forse, ipotizziamo, anche paterno) è così
importante, i trattamenti medico - sanitari/ psicoterapici nonché percorsi di
prevenzione devono fondarsi sul coinvolgimento della famiglia e sulla loro
partecipazione attiva ai processi di miglioramento dei disturbi alimentari.
Dssa Luciana Vianello
Commenti
Posta un commento